5 Dicembre 2022

Ovodonazione: quali successi al primo tentativo?

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Con il termine frequentemente utilizzato di “ovodonazione” ci si riferisce in modo piuttosto impreciso a una tecnica di procreazione medicalmente assistita che, in realtà, prende il nome di fecondazione in vitro eterologa con ovociti di donatrice.

In pratica, questa procedura si caratterizza per l’impiego di ovociti provenienti da una donatrice esterna alla coppia, che vengono fecondati con il seme del partner interno alla coppia: l’ovodonazione è pertanto la fase di donazione di ovociti che precede il trattamento di PMA.

Una volta che l’ovocita viene correttamente fecondato, l’utero della partner femminile della coppia (precedentemente preparato) sarà pronto ad accoglierlo perché possa continuare il suo naturale sviluppo.

Accade spesso che le pazienti cui viene proposto di sottoporsi a fecondazione in vitro previa ovodonazione chiedano quali siano i suoi tassi di successo al primo tentativo. Non esistono risposte univoche a questa risposta né una percentuale che vada bene per tutte le pazienti, poiché le discriminanti da tenere in considerazione sono davvero molte e variano da individuo a individuo.

Tuttavia, l’ovodonazione offre senza dubbio buone prospettive di ottenere una gravidanza poiché consente, grazie al supporto di una donatrice esterna accuratamente selezionata, di superare le difficoltà di concepimento solitamente connesse a fattori inerenti alla qualità o quantità di ovociti disponibili o, più semplicemente, all’età avanzata della partner femminile della coppia.

Di partenza, quindi, le probabilità di successo dell’ovodonazione al primo tentativo sono buone perché gli ovociti utilizzati presentano sempre le migliori condizioni possibili.

In Eugin, i risultati della fecondazione in vitro con ovodonazione sono i seguenti:

  • 44% di successi/gravidanze per singolo ET.
  • 59% di successi/gravidanza cumulativa al primo ciclo, ossia con l’impiego di tutti gli embrioni prodotti nel ciclo attraverso vari trasferimenti.
  • 93% di successo di gravidanza cumulativa dopo tre cicli, utilizzando tutti gli embrioni prodotti in ogni ciclo, in vari trasferimenti.

Il successo dell’ovodonazione, anche al primo tentativo, è legato alle caratteristiche della donatrice

Come è facile notare, si tratta di percentuali di successo molto alte a dimostrazione di come l’impiego di ovociti provenienti da donatrici esterne e accuratamente selezionate, in ottime condizioni psicofisiche e di età media pari a ventisette anni (e comunque mai superiore ai trentacinque anni) aumenti la possibilità di superare le difficoltà di concepimento spesso ricollegabili all’età della donna.

Ricordo che il fattore in assoluto più condizionante nel successo di un concepimento, sia naturale che nell’ambito di alcuni procedimenti di PMA, è proprio l’età femminile – una caratteristica strettamente interconnessa alla fertilità della donna.

La fertilità femminile raggiunge i suoi livelli ottimali tra i venti e i venticinque anni, tende a decrescere con il trascorrere del tempo e diventa critica oltre i trentacinque anni: a questa età si verifica infatti una fisiologica riduzione della quantità e della qualità degli ovociti prodotti.

Qualche cenno in più sulla riproduzione assistita con ovodonazione

La riproduzione assistita con donazione di ovociti permette alle coppie in cui la partner femminile ha l’esigenza di ricorrere agli ovociti di un’altra donna di aumentare significativamente le loro probabilità di ottenere una gravidanza. Si tratta di una tecnica di riproduzione assistita eterologa che viene suggerita sia per donne in età avanzata che hanno esaurito la loro riserva ovarica,  che a seguito di diversi tentativi falliti di fecondazione assistita utilizzando ovociti propri.

È inoltre consigliata laddove siano presenti problemi a carico delle ovaie, come nel caso dell’assenza di produzione di ovociti o della loro scarsa qualità, o quando sono presenti una malattia genetica, un’anomalia cromosomica o qualunque condizione per la quale la stimolazione ovarica sia controindicata.

In questo caso, l’ovocita donato unito con il seme del partner maschile della coppia produrrà lo zigote. La selezione della donatrice è il risultato di rigorose analisi psicofisiche preliminari volte ad escludere a monte la presenza di patologie importanti, ma anche ad assicurare un buon grado di somiglianza tra i fenotipi della donatrice e quelli della ricevente.

Si parlerà in questo caso del cosiddetto “matching”, ossia di un particolare protocollo che impiega un sofisticato sistema nel quale le cartelle cliniche di ogni donatrice includono fotografie, gruppo sanguigno e dati antropometrici al fine di individuare – in modo del tutto automatizzato – una corrispondenza fisica (ossia una somiglianza) tra la donatrice e la ricevente e/o il suo partner. È possibile approfondire ulteriori aspetto dell’ovodonazione a questa pagina dedicata.

L’ovodonazione è un atto consapevole, volontario, gratuito e generoso attraverso il quale la donna firma un consenso informato, impegnandosi a donare i suoi ovociti a una coppia che desidera un figlio senza mai cercare di conoscere la loro identità.

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