Per comprendere quali siano le percentuali di successo nei trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita, è innanzitutto importante ricordare che rimanere incinta non è semplice come sembra, poiché la specie umana ha una bassa efficienza del sistema riproduttivo: la probabilità di rimanere incinta al primo tentativo per una giovane coppia presumibilmente fertile, dopo un mese di rapporti sessuali mirati e non protetti, non supera infatti il 20%.

Le procedure di fecondazione assistita hanno l’obiettivo di superare le difficoltà di concepimento e, più in generale, di creare le condizioni per iniziare e portare a termine la gravidanza con la nascita di un bambino sano.

In Eugin mettiamo a disposizione dei nostri pazienti le migliori competenze cliniche e le più avanzate tecnologie di laboratorio al fine di massimizzare il tasso di successo della fecondazione assistita. Un esempio? Nel caso della FIVET, esse variano dal 38,2% (percentuale di successo al primo tentativo) per singolo ET fino al 50,1% (percentuale di gravidanza cumulativa al primo ciclo utilizzando tutti gli embrioni prodotti nel ciclo, in vari trasferimenti) fino addirittura al 79,9% dopo tre cicli (percentuale di gravidanza cumulativa utilizzando tutti gli embrioni prodotti nel ciclo, in vari trasferimenti).

Il tasso di gravidanza nei trattamenti di PMA: quali fattori lo influenzano?

Le tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita ricreano artificialmente le condizioni ideali per l’incontro dei gameti e la formazione dell’embrione. Nella fecondazione in vitro, l’embrione che si sviluppa viene mantenuto in condizioni controllate per un breve periodo (2-5 giorni) e, dopo attenta valutazione, viene trasferito in utero per favorirne l’impianto e la crescita.

Il tutto porterebbe ad ottenere tassi di gravidanza anche superiori a quelli naturalmente ottenibili (come accennato, la FIVET ha una percentuale di successo al primo tentativo del 38,2%, che aumenta fino a quasi l’80% al terzo tentativo), a parità di condizioni, nella specie umana. Ci sono però alcuni fattori che influenzano negativamente il tasso di successo della PMA. I principali sono: la qualità/quantità dei gameti (maschili e femminili) prodotti e la recettività endometriale e uterina, che è strettamente correlata alla fisiopatologia della donna. Numerosi altri fattori hanno poi un’influenza indiretta sulla qualità dei gameti e sulla recettività endometriale stessa.

Età della donna: la capacità riproduttiva si riduce con il passare del tempo

L’età della donna è uno dei fattori più rilevanti nell’influenzare il tasso di gravidanza nei trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Dopo i 35 anni, la fertilità femminile subisce infatti un calo significativo e fisiologico, legato alla progressiva riduzione sia del numero sia della qualità degli ovociti disponibili. Questo declino incide direttamente sulle percentuali di successo della fecondazione assistita, rendendo più complesso ottenere una gravidanza, anche con tecniche avanzate come la FIVET o l’ICSI.

Per questo motivo, Eugin propone Time Freeze®, la tecnica di crioconservazione degli ovociti che consente di preservare la fertilità nel momento di massima efficienza riproduttiva. Grazie a questa soluzione, è possibile aumentare le chance di successo future, mantenendo inalterata la qualità degli ovociti raccolti in età più giovane.

Fattore tubarico e fattore uterino: anomalie nella morfologia e nella funzionalità condizionano la possibilità di gravidanza

Oltre ad impedire l’instaurarsi di una gravidanza spontanea, le anomalie della morfologia e della funzionalità delle tube di Falloppio, le malformazioni congenite dell’utero (utero setto, bicorne o subsetti uterini) o le alterazioni morfologiche della cavità uterina (polipi, miomi, sinechie) possono ostacolare l’attecchimento embrionale o essere responsabili di aborti più o meno precoci dopo la fecondazione in vitro.

Infertilità maschile: un problema comune e spesso sottovalutato

L’infertilità maschile è un problema assai più comune di quanto si pensi ed è spesso sottovalutato, poiché di frequente erroneamente confuso con la “potenza sessuale” ovvero la capacità di avere rapporti. Solo dopo l’analisi del liquido seminale (spermiogramma) l’uomo scopre eventualmente di avere una compromissione della qualità degli spermatozoi: riduzione del numero (Oligozoospermia), riduzione della motilità (Astenozoospermia), morfologia alterata (Teratozoospermia). Talvolta ci si trova di fronte a una situazione di drastica riduzione del numero degli spermatozoi prodotti (Criptozoospermia) o addirittura di totale assenza di produzione spermatica (Azoospermia).

Lo stile di vita (alcool, fumo, stress), l’inquinamento ambientale e l’esposizione a fattori di rischio lavorativi hanno sicuramente un peso determinante sulla qualità degli spermatozoi. Anche l’età, seppur in maniera meno drastica che nella donna, ha una correlazione con la qualità degli spermatozoi prodotti.

Gli spermatozoi di scarsa qualità danno luogo a bassi tassi di fertilizzazione e gli embrioni eventualmente prodotti risultano correlati a un più alto tasso di aborto.

Infertilità inspiegata: il 15% delle coppie che sceglie la fecondazione assistita ne soffre

Secondo il Registro Nazionale della Procreazione Medicalmente Assistita in Italia, il 16,2% delle coppie che si sottopongono a tecniche di PMA soffre di infertilità inspiegata (o idiopatica). Sono coppie in cui, ad oggi, non si riescono a identificare né cause femminili né maschili che impediscono il concepimento spontaneo.

La natura “sine causa” di questa patologia rende il compito degli specialisti in PMA ancora più difficile, e rappresenta tuttora una condizione che influenza negativamente il tasso di successo delle tecniche di fecondazione assistita.

Efficacia delle tecniche di PMA: quando la procedura di fecondazione assistita ha successo

In generale, sono molteplici le condizioni che durante il percorso terapeutico concorrono a determinare l’esito favorevole della procedura di Procreazione Medicalmente Assistita, ossia l’ottenimento della gravidanza. Tra le più importanti ricordiamo:

  • il corretto inquadramento clinico e conseguentemente la scelta della tecnica più appropriata;
  • la personalizzazione della stimolazione ovarica, al fine di massimizzare il recupero ovocitario e/o ottimizzare la preparazione dell’endometrio alla ricezione dell’embrione;
  • la presenza di attrezzature e tecnologie all’avanguardia nel laboratorio IVF, per garantire che gli embrioni si sviluppino e siano selezionati in condizioni ottimali (es. Time-lapse);

la possibilità di valutare il DNA degli embrioni, così da poter identificare eventuali mutazioni genetiche o alterazioni cromosomiche, e trasferire solo quelli privi di anomalie (diagnosi genetica preimpianto).

Eugin mette tutto questo a disposizione delle coppie nella routine clinica dei propri Centri di PMA.

Spesso, in merito alle tecniche di PMA, i pazienti ci chiedono quale sia la più efficace: non c’è una risposta univoca, ma è necessario valutare caso per caso la scelta della tecnica più appropriata.

Si possono comunque fare alcune considerazioni mettendo a confronto le tecniche.

Inseminazione intrauterina e fecondazione in vitro: che differenza c’è?

L’inseminazione intrauterina è una tecnica definita di I livello. Si applica solo in coppie selezionate per età, che non presentino infertilità maschile grave e/o infertilità tubarica. Il tasso di successo dell’inseminazione intrauterina è più basso rispetto alle tecniche di II livello, poiché non abbiamo nessun controllo sul processo. Tuttavia, l’inseminazione intrauterina si caratterizza per una minor invasività sia tecnologica (la fecondazione avviene in-vivo) che farmacologica (richiede solo una blanda stimolazione ovarica).

La fecondazione in vitro (FIVET) prevede di ricreare in vitro tutti i processi che portano all’unione dei gameti. Di conseguenza, è necessario avere in laboratorio sia l’ovocita sia lo spermatozoo ed eseguire la fertilizzazione in provetta. Questo tipo di approccio aumenta molto i tassi di successo della fecondazione in vitro in quanto: si controlla la qualità dei gameti, si è certi dell’avvenuta fecondazione, si valuta la qualità degli embrioni ottenuti prima di procedere al transfer (trasferimento in utero).

Fivet vs ICSI: quali sono i tassi di successo di queste tecniche di PMA?

FIVET e ICSI sono tecniche con un tasso di fecondazione leggermente diverso: mediamente 65% per FIVET e 75% per ICSI. Si differenziano perché nella FIVET è un processo in cui la selezione dello spermatozoo che feconda l’ovocita avviene in maniera spontanea, mentre nella ICSI è l’embriologo a selezionare un singolo spermatozoo e a iniettarlo artificialmente nell’ovocita.

La tecnica FIVET si può applicare solo quando i gameti maschili sono in numero e qualità ottimali; la ICSI invece può essere applicata in tutti i casi di infertilità maschile in cui siano presenti spermatozoi, anche se in numero o motilità ridotti.

Anche se il tasso iniziale di fecondazione è più basso con la FIVET, i tassi di gravidanza e nascita di bambini sani sono sovrapponibili utilizzando le due tecniche (se non addirittura superiori con FIVET, per la migliore qualità dello spermatozoo necessaria all’applicazione di questa tecnica).

Trasferimento embrioni a fresco vs embrioni crioconservati: quale è meglio scegliere?

Al momento non vi sono evidenze scientifiche che concludono se sia più vantaggioso trasferire in utero embrioni freschi o preventivamente crioconservati mediante vitrificazione. Statisticamente, i tassi di successo del transfer di embrioni congelati sono infatti sovrapponibili.

Gli elementi di maggior differenziazione nei due casi sono, da una parte, la preparazione ormonale dell’endometrio della donna, e dall’altra, i processi di laboratorio relativi al congelamento e allo scongelamento degli embrioni. Da un lato, durante una procedura di PMA, la stimolazione per il recupero degli ovociti innalza infatti i livelli di estrogeni e progesterone disturbando la recettività endometriale. Crioconservare gli embrioni e posticipare il trasferimento in un ciclo preparato “ad hoc” al fine di ottimizzare la recettività endometriale può quindi aumentare il tasso di successo della fecondazione assistita. Per contro, un embrione scongelato potrebbe in qualche caso risentire della tecnica di vitrificazione e scongelamento e dare un risultato inferiore.

Nelle donne ad alto rischio di iperstimolazione ovarica o con endometrio non idoneo, il trasferimento a fresco è da evitare. Il tuo medico saprà consigliarti al meglio considerando il tuo specifico caso.

Fecondazione assistita omologa ed eterologa: quale delle due ha maggiori probabilità di successo?

Non sempre i gameti (ovociti e spermatozoi) sono disponibili in quantità/qualità sufficienti. Questa è la prima condizione di scelta tra una tecnica di fecondazione assistita omologa (con gameti appartenenti ai partner della coppia) o di tipo eterologo (gameti provenienti da donatori esterni alla coppia). Si ricorre alla tecnica eterologa anche nel caso di storia di precedenti fallimenti con i gameti della coppia.

La tecnica di PMA eterologa, facendo ricorso a donatori giovani, in salute e attentamente selezionati, presenta percentuali di successo notevolmente superiori, anche rispetto alla fecondazione omologa, con un incremento medio del 30% (secondo il Registro Nazionale della Procreazione Medicalmente Assistita).

Probabilità cumulativa di gravidanza nei trattamenti di procreazione medicalmente assistita

Nell’approcciarsi ai trattamenti di PMA, è di fondamentale importanza comprendere che le possibilità di ottenere una gravidanza aumentano ad ogni tentativo: è il concetto di probabilità cumulativa di gravidanza.

Tutti gli studi effettuati in tal senso mostrano che la probabilità di successo aumenta effettuando più tentativi, ovvero più trasferimenti embrionari. 

In un ciclo di fecondazione in vitro possono prodursi più embrioni di quelli necessari ad un singolo trasferimento. Questi embrioni in “sovrannumero” vengono crioconservati e sono disponibili per transfer successivi. Detti studi hanno dimostrato che la percentuale di successo della FIVET raggiunge statisticamente un massimo effettuando tre cicli, nei quali si utilizzano tutti gli embrioni prodotti, attraverso vari trasferimenti, sia a fresco sia dopo scongelamento.

Ma cosa si intende per tasso di successo nell’ambito della fecondazione assistita?

L’obiettivo di una procedura di Procreazione Medicalmente Assistita è quello di generare una gravidanza, ma anche di creare le condizioni per poterla portare a termine con la nascita di un bambino sano.

L’ottenimento della gravidanza viene valutato tipicamente a due livelli:

  • Test di gravidanza positivo (beta-hCG +)
    Si tratta del primo segnale di una gravidanza, riflesso del risultato del trattamento, e indica l’avvenuto impianto dell’embrione nell’utero, solitamente 14 giorni dopo il transfer. Da questo momento, la natura farà il suo corso, come in qualsiasi altra gravidanza, qualsiasi sia la sua origine.

  • Gravidanza clinica
    Si parla di gravidanza clinica quando la gravidanza è accertata tramite ecografia, attraverso la visualizzazione della camera gestazionale, solitamente 6-7 settimane dopo il trasferimento in utero dell’embrione.

NB: I nostri risultati vengono riportati in termini di test di gravidanza positivi rispetto al numero di trasferimenti embrionari effettuati.

Il successo della fecondazione assistita non può in ogni caso prescindere dalla tutela della salute della donna e del nascituro: le strategie cliniche adottate devono quindi essere finalizzate non solo all’ottenimento di una gravidanza, ma anche alla riduzione del rischio di aborto e di gravidanza multipla, ossia più in generale alla riduzione del rischio ostetrico della gravidanza.