L’infertilità è una problematica che, come è noto, affligge da tempo il nostro Paese: nel 2022, le nascite sono calate dell’1,9% rispetto all’anno precedente (392.598 bebè contro i 400.249 neonati del 2021) e il dato impatta inevitabilmente anche sulla popolazione generale italiana, che oggi si attesta al di sotto dei 59 milioni.
Tuttavia, l’Italia non è la sola a soffrire di questo “inverno demografico”: secondo quanto reso noto dall’ultimo report dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il problema è ormai mondiale e una persona su sei è affetta da infertilità nel corso della vita, rendendo la ricerca di una gravidanza particolarmente difficoltosa a prescindere dal Paese o dalle risorse a disposizione.
Pubblicato nel mese di aprile, il rapporto parla quindi dell’infertilità come di una condizione ormai globale e globalizzata che affligge circa il 17,5% della popolazione mondiale (con una prevalenza del 17,8% nei Paesi ad alto reddito e di 16,5% in quelli a medio e basso reddito).
Ricordiamo che viene definita infertilità una condizione del sistema riproduttivo maschile o femminile, risultato del mancato raggiungimento di una gravidanza naturale a seguito di dodici mesi di rapporti sessuali regolari e non protetti. Oltre a ritardare o inficiare il desiderio di genitorialità, l’infertilità può causare anche un significativo disagio psicosociale e influenzare grandemente il benessere emotivo della persona che ne soffre.
Sommario
Infertilità nel mondo: i dettagli del rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
Il report dell’OMS è il risultato di una meta-analisi che prende in considerazione un totale di 133 studi provenienti da tutto il mondo e relativi al periodo tra il 1990 e il 2021.
Il tasso di infertilità globale più ridotto sembra localizzarsi nel Mediterraneo orientale, in un’area che comprende Nord Africa e Medio Oriente, e si attesta su una percentuale del 10,7% (in sintesi, “soltanto” un uomo o una donna su dieci in questi territori soffre di infertilità).
Il tasso più alto si registra invece nel Pacifico occidentale, in un’area che comprende Giappone, Cina, Australia e Nuova Zelanda, dove la percentuale di infertilità raggiunge addirittura il 23,2%. Le Americhe non sembrano andare molto meglio, vista la percentuale del 20%.
Per quanto riguarda invece l’Europa, ossia l’area geografica che include anche l’Italia, il tasso di infertilità nella popolazione è pari al 16,5%: una persona su sei, come già accennato.
Il tasso medio globale relativo alla popolazione mondiale è, spiega l’OMS, pari al 17,5%. Numeri considerati per ovvie ragioni preoccupanti e che richiedono maggiori approfondimenti in merito alle cause dell’infertilità, non esaminate nel report attuale.
Considerato l’aumento delle percentuali nei Paesi più industrializzati, si ritiene che fattori come l’esposizione all’inquinamento ambientale e quella a determinate sostanze chimiche (chiamata anche “pollution cocktail” perché costituita da migliaia di componenti diverse) possano giocare un ruolo chiave nell’insorgenza di questa condizione.
I campanelli d’allarme che potrebbero indicare infertilità
Esistono sicuramente una serie di segnali che sarebbe opportuno non ignorare perché potenzialmente correlati all’infertilità primaria o secondaria (la prima è relativa al mancato ottenimento di una gravidanza o all’incapacità di portarla a termine, la seconda riguarda invece le coppie che hanno già avuto gravidanze in passato ma non riescono più a ottenerne).
Il primo campanello d’allarme, legato prettamente alla donna, è relativo all’età: a partire dai trentacinque anni si assiste infatti a una fisiologica flessione della capacità riproduttiva. Si tratta di una condizione naturale legata alla riduzione della riserva ovarica di cui ogni donna dispone fin dalla nascita. In termini pratici, le donne di trentacinque o più anni hanno mediamente maggiori difficoltà a ottenere una gravidanza rispetto a donne di età inferiore. Altri sintomi includono disturbi ovulatori e cicli mestruali irregolari, irsutismo e dolore pelvico.
Per quanto riguarda invece gli uomini, i sintomi appaiono di solito più indefiniti e devono quasi sempre essere indagati con esami specifici. In linea generale, i segnali che potrebbero indicare un problema di infertilità includono le disfunzioni sessuali quali la disfunzione erettile, la presenza di neoformazioni nei testicoli o di gonfiore a livello dello scroto e la ginecomastia (ossia l’ingrossamento della ghiandola mammaria).
In ogni caso, nella maggior parte dei casi l’infertilità si presenta asintomatica sia nell’uomo e nella donna e, per questa ragione, laddove si ricerchi una gravidanza in modo naturale e non si riesca a ottenerla dopo un anno di rapporti sessuali mirati e non protetti, è fondamentale rivolgersi a uno specialista per tutti gli approfondimenti del caso: le cliniche Eugin ti aspettano per la tua prima visita.


