6 Ottobre 2021

Crioconservazione degli ovociti e preservazione della fertilità: rispondiamo alle domande più frequenti

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Come è noto, con il fisiologico avanzare dell’età della donna anche la sua fertilità subisce una flessione. La capacità di concepimento potrà inoltre essere ulteriormente compromessa da diverse terapie, come le chemioterapie impiegate nell’ambito del trattamento di patologie oncologiche.

In questo contesto, la crioconservazione degli ovociti non soltanto si pone come soluzione efficace alla preservazione della fertilità femminile, ma anche come procedura totalmente sicura perché ormai del tutto standardizzata. La donna potrà quindi scegliere di ricorrervi sia nel caso in cui non abbia ancora individuato il partner ideale con cui attuare il proprio progetto di genitorialità, sia nel caso in cui dovesse trovarsi nella condizione di affrontare cure importanti per la gestione di una malattia.

Come membro dell’equipe medica del Centro di Procreazione Medicalmente Assistita della Casa di Cura La Madonnina di Milano, parte del Gruppo San Donato, che opera in partnership con Clinica Eugin, sono consapevole di quali siano le domande più comuni che vengono poste relativamente alla preservazione della fertilità femminile tramite la crioconservazione degli ovociti. Ecco perché ho deciso di riproporle a seguire, offrendo le risposte che di solito dedico alle mie pazienti.

Il congelamento degli ovociti può avere conseguenze sulla fertilità?

Per fortuna assolutamente no, non vi sono effetti negativi in seguito al trattamento di stimolazione ovarica per effettuare il congelamento dei propri ovociti. Alla nascita ogni donna possiede una riserva di circa 400.000 ovuli. Poiché a partire dal primo ciclo mestruale ne matura uno ogni 28 giorni, quando una donna si trova nella fase della pubertà e ha la prima mestruazione, iniziando così il suo periodo fertile, dispone di circa 300.000 ovuli.  Il trattamento di preservazione della fertilità, fortemente consigliabile per età della donna inferiori ai 36 anni ma comunque consigliabile entro i 39 anni, prevede di norma il congelamento di un minimo di 9 ovociti, sul totale di cui la donna dispone.

Il numero complessivo di ovociti che quindi rimangono a disposizione nell’ovaio risulta ridotto in maniera trascurabile dal trattamento stesso. Per una donna di età più avanzata di 39 anni, il consiglio può essere quello di congelare ove possibile un numero maggiore di ovociti. Il trattamento di stimolazione ovarica, eseguito con i farmaci appositi per una durata di circa 12/14 giorni, necessario per procedere al prelievo e alla crioconservazione degli ovociti, consente di far maturare una serie di ovociti tutti insieme – invece che un solo ovocita al mese come avviene in condizioni naturali – per poter congelare un numero ottimale di ovociti da utilizzare in futuro.

Il recupero degli ovociti da vitrificare avviene dopo la conclusione della fase di stimolazione ovarica, attraverso una procedura minichirurgica molto semplice. Viene infatti montato un ago (ago da pick up) sulla sonda ecografica vaginale e gli ovociti vengono recuperati direttamente dall’ovaio sotto controllo ecografico, solitamente la procedura ha una durata di circa 15 minuti e viene effettuata con una breve anestesia. Il congelamento di questi ovociti, come si comprende dai numeri, non implica in alcun modo la riduzione o la perdita della fertilità. È senza dubbio possibile concepire in modo naturale anche dopo aver congelato un determinato numero di gameti a fini di preservazione della fertilità.

Il processo di vitrificazione produce alterazioni nell’ovocita?

Il congelamento degli ovuli è un processo sicuro, che non influisce sulla loro qualità e consente di preserva le medesime probabilità di generare una gravidanza degli ovociti freschi. Il processo di vitrificazione di un ovulo è inoltre estremamente rapido: in meno di un secondo si passa dalla temperatura abituale di 37 gradi a meno 196 gradi. L’acqua che “circonda” l’ovocita non ha tempo di congelarsi, ma assume uno stato simile a quello di una gelatina molto dura. In questo modo, l’ovocita resta inalterato e non rischia di essere danneggiato, mantenendo tutte le caratteristiche per il tempo necessario per programmare una gravidanza.

La gravidanza ottenuta attraverso fecondazione di ovociti criocongelati è davvero identica a una gravidanza naturale?

La gravidanza che si ottiene attraverso un trattamento di riproduzione assistita è esattamente uguale a una gravidanza ottenuta in modo naturale, tanto nello sviluppo dell’embrione quanto nei sintomi durante la gestazione o per quanto riguarda lo sviluppo del bambino. Quando la donna si sentirà pronta per esaudire il suo desiderio di maternità, gli ovociti raccolti verranno devitrificati, fecondati in laboratorio (fecondazione in vitro) con gli spermatozoi del partner e gli embrioni così ottenuti potranno essere trasferiti nell’utero o eventualmente essere nuovamente crioconservati per trasferimenti intrauterini successivi. A partire dal momento del trasferimento in utero (embriotransfer) il processo nel corpo della donna non differisce da quello di una gravidanza naturale.

I bambini nati a seguito di vitrificazione degli ovociti potrebbero presentare problemi di salute?

La nostra esperienza e l’evidenza scientifica ci permettono di affermare che la salute dei bambini nati con la riproduzione assistita – tra cui la fecondazione in vitro con ovuli vitrificati – è uguale a quella di bambini concepiti in modo naturale. I rischi associati alla gestazione devono essere sempre ricondotti all’età della donna e non al metodo con cui si è ottenuta la gravidanza. In questo modo, rischi come quello di avere un aborto spontaneo sono gli stessi in gravidanze naturali e in gravidanze ottenute attraverso fecondazione in vitro (15-20% entro i 35 anni, 30% tra i 36 e i 39 anni).

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