21 Giugno 2022

L’eparina in gravidanza e nei trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita

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L’eparina a basso peso molecolare è un principio attivo caratterizzato da un’azione anticoagulante, e viene quindi impiegata laddove sia necessario prevenire o curare una condizione di ipercoagulazione del sangue – ossia, essenzialmente, una predisposizione alla formazione di trombi nei vasi sanguigni.

Tale problematica può essere connessa a condizioni genetiche oppure acquisita (ossia legata a cause esterne) e, nel caso della donna in gravidanza, è effettivamente possibile che un aumento del rischio di trombofilia si verifichi durante la gestazione. Nei casi in cui vi sia una tendenza all’ipercoagulazione, sia essa congenita oppure causata da fattori esterni, anche alla paziente che si sta sottoponendo a un trattamento di Procreazione Medicalmente Assistita potrà essere richiesta una supplementazione di eparina (LMWH).

È importante sottolineare che non ci sono evidenze scientifiche univoche di possibili benefici dell’eparina in caso di trattamenti di PMA che vedono coinvolte donne prive di patologie specifiche. Per stabilire se la paziente ha necessità o meno di utilizzare eparina durante la gravidanza, è quindi sempre utile conoscere la sua storia medica. In caso di dubbio, è bene eseguire esami diagnostici che permettano di evidenziare la presenza di patologie legate alla coagulazione del sangue, quali appunto la trombofilia, e stabilire l’impatto che queste potrebbero avere sull’impianto embrionario.

Il pannello completo degli esami necessari per la diagnosi deve essere concordato o prescritto in collaborazione con lo specialista in ematologia e sulla base delle specificità di ogni singolo caso.

Quando somministrare eparina durante i trattamenti di procreazione assistita?

Per quanto riguarda la somministrazione di eparina durante i cicli di PMA, non esistono attualmente indicazioni univoche relative al momento della somministrazione (per esempio al pick-up ovocitario, durante il transfer embrionale o in una fase successiva a questi processi).

In merito alla dose di eparina da somministrare, come nella prevenzione tromboembolica, essa deve essere scelta sulla base delle condizioni di rischio e del peso corporeo: in considerazione del potenziale rischio emorragico legato alla somministrazione di LMWH, l’inizio ed il dosaggio terapeutico dovranno inoltre essere attentamente valutati in termini di potenziali vantaggi e rischi emorragici.

Quando è opportuno assumere eparina in gravidanza?

In corso di gravidanza il dosaggio iniziale di eparina è legato al peso della paziente, mentre la somministrazione è giornaliera (ogni ventiquattr’ore) e avviene tramite iniezioni sottocute, per l’intera durata della gravidanza o addirittura fino a quaranta giorni dopo il parto.

L’eparina può causare in rari casi la diminuzione delle piastrine. Per questo, una settimana prima dell’inizio della terapia è raccomandabile effettuare un prelievo del sangue per verificarne la quantità. Successivamente è consigliabile misurare mensilmente i parametri della coagulazione, anche con il fine di adeguare eventualmente il dosaggio del farmaco.

In caso di parto naturale a seguito di travaglio protratto, assumere eparina potrebbe inoltre aumentare il rischio di emorragia. Diversamente, la programmabilità del taglio cesareo consentirà di somministrare l’ultima dose di eparina dodici ore prima del parto e la successiva dopo almeno otto ore. In tal modo il rischio emorragico sarà drasticamente ridotto e la paziente verrà contestualmente protetta anche dal pericolo di trombi.

Eparina e PMA: cosa dicono le ricerche?

Ci sono molte ricerche che esaminano il ruolo dell’eparina nei trattamenti di procreazione medicalmente assistita. Un dato sul quale gran parte degli studi concordano è relativo all’opportunità di prescrivere eparina alle donne con problemi diagnosticati di coagulazione del sangue. Gli stessi studi scientifici non sono però concordi sul momento corretto di somministrazione dell’eparina in caso di un ciclo di PMA, se al momento del pick up degli ovociti oppure subito dopo o se in occasione o dopo il transfer dell’embrione, in considerazione dei rischi emorragici già segnalati più sopra.

L’eparina viene a volte prescritta come terapia aggiuntiva in pazienti che, pur non presentando problematiche di trombofilia, sono state soggette a casistiche di mancato impianto o poliabortività. Tuttavia, non esistono ancora evidenze scientifiche concordanti in merito all’efficacia di tale trattamento.

Uno studio condotto nel 2014 e relativo all’effetto dell’eparina su 150 donne con fallimenti ripetuti ha indicato che l’85% di esse ha ottenuto con successo una gravidanza contro il 66% delle donne che non avevano invece assunto eparina. Tuttavia, si tratta di un panel limitato, che andrebbe ampliato ulteriormente per ottenere risultati apprezzabili su larga scala.

Nel 2018, una metanalisi ha invece preso in esame diverse ricerche che indagano l’effetto dell’eparina su donne affette da trombofilia e non, e che presentavano fallimenti ricorrenti dell’impianto. Nuovamente, gli stessi ricercatori hanno concluso la necessità di ampliare il panel dei soggetti analizzati dal momento che, se da un lato alcuni studi non mostravano evidenze che l’eparina portasse significativi vantaggi alle pazienti con ripetuti fallimenti dell’impianto, dall’altro erano presenti indagini che ne evidenziavano invece il ruolo favorevole.

Tali risultati contrastanti interessano anche le donne con casistiche di ripetuto fallimento d’impianto di embrione dopo PMA.

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