21 Gennaio 2021

Italia e riproduzione assistita: un tabù di cui si parla davvero poco

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La riproduzione medicalmente assistita in Italia è ancora vista come un tabù, qualcosa di cui poco si parla, di cui quasi doversi vergognare. Purtroppo non c’è nulla di più sbagliato in questo pensiero.

La riproduzione assistita è uno dei fenomeni che caratterizzano la società moderna e le famiglie di oggi in tutto il mondo, eppure, secondo le testimonianze di pazienti, medici e operatori sanitari, parlarne risulta ancora troppo difficile. Il silenzio scomodo e imbarazzato che si avverte ogni qualvolta qualcuno si riferisca a problemi di sterilità o infertilità ci porta a domandarci per quale ragione questo tema sia ancora un tabù quando una coppia su sei, quasi 80 milioni di coppie in tutto il mondo, non riesce a concepire un figlio in modo naturale.

Le disfunzioni riproduttive pesano più di altre patologie nella nostra società, vengono “perdonate” meno facilmente e anche le donne le vivono con più sofferenza: l’alone di mistero e reticenza sul tema, come se la sterilità fosse un problema da nascondere, le fa sentire sbagliate, inadeguate e imperfette. Dopo millenni di storia si è ancora reticenti a parlare della naturale difficoltà della specie umana, rispetto ad altre presenti sulla terra, nella procreazione: basti pensare che anche nel periodo mensile di maggiore fertilità della donna, la probabilità di restare incinta si aggira attorno al 10-15%.

La percezione della procreazione assistita nella società di oggi

Per la società ricorrere a rimedi ritenuti “non naturali” per diventare genitori può essere motivo di giudizio negativo, perché se si tratta della maternità, nell’opinione pubblica, è ancora diffusa la convinzione che tutto debba avvenire spontaneamente. Il vero problema, però, molto spesso, non nasce dall’esterno ma dalla percezione che la donna ha di sé stessa: questa rende difficile la condivisione del problema e delle possibili soluzioni. La donna prova un senso di vergogna, di inferiorità, che la porta a nascondersi e a vivere le difficoltà in solitudine e silenzio.” afferma Frédérique Vincent, oggi madre di tre bambini e autrice del libro “La promesse du mois” nel quale porta la sua testimonianza in merito all’infertilità.

La decisione di ricorrere al trattamento di riproduzione assistita appartiene alla vita privata della coppia, alla loro sfera più intima, alla loro sessualità. Parlarne porta inevitabilmente a esporre la parte più profonda e sensibile di una persona. A questo si aggiunge la paura di affrontare il pensiero degli altri, portando la coppia a tenere per sé questa esperienza e il silenzio contribuisce inevitabilmente all’intensificazione di questo tabù. Quando poi la riproduzione assistita consente alla coppia di ottenere una gravidanza, subito dopo avere gioito per il successo, si inizia a pensare con qualche angoscia se svelare o meno al nascituro il modo in cui è stato concepito. 

In questi ultimi anni, fortunatamente, qualcosa sta cambiando. Esistono forum, blog, gruppi di discussione e associazioni che permettono alle donne e alle coppie di affrontare questo tema liberamente, volendo anche preservando l’anonimato in favore di una maggiore libertà di espressione.

C’è stato un notevole progresso, tuttavia il confronto con i pazienti conferma che il tabù e il malessere ad esso legato continuano ad essere presenti. La riproduzione assistita fa ancora paura, è difficile da affrontare per la società, è un grande cambiamento del modo in cui siamo abituati ad immaginarci la nascita di una famiglia. Ma sarebbe importante avere la capacità di vedere questo trattamento come la chiave di felicità per molte coppie che hanno paura di non diventare genitori, e lasciare loro la possibilità di parlare e raccontare la loro personale esperienza e la grande opportunità che la fecondazione assistita ha dato e sta dando loro. 

“C’è ancora molto lavoro da fare anche sul fronte medico. Ginecologi e medici di famiglia che non hanno approfondito le tematiche dell’infertilità e della sterilità e che spesso invitano le coppie a temporeggiare troppo a lungo e a continuare a provare, devono essere informati sui dati reali.  A partire dai 35 anni di età, infatti, la fertilità della donna declina rapidamente e anche i casi di sterilità maschile sono in aumento. È importante, qualora si presentassero difficoltà a concepire dopo alcuni mesi di rapporti liberi, sottoporsi ad un controllo presso un medico esperto in medicina della riproduzione. Far credere alle coppie che si possa avere una gravidanza naturale nonostante impedimenti concreti e l’età avanzata, non è un buon supporto per i pazienti.

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