Più volte su queste pagine ci è capitato di parlare di come lo stile di vita influenzi la fertilità femminile. Nel contributo di oggi, ci concentreremo in particolare sulle modalità in cui le importanti oscillazioni nel peso corporeo e nella distribuzione del tessuto adiposo – in conseguenza di fattori come l’alimentazione, la qualità del sonno e l’attività fisica – possano condizionare la salute riproduttiva della donna.
In termini generali, il caso di pazienti infertili con problemi di peso – sia in difetto che in eccesso – il nostro consiglio come specialisti è quello di recuperare il proprio peso forma prima di sottoporsi a terapie per l’infertilità. In molti casi, infatti, abbiamo notato come possa bastare il ritorno a una condizione di “normopeso” per ripristinare la fertilità della paziente.
Qualunque sia la condizione di partenza della paziente, sarà sempre e comunque opportuno approcciarsi nella modalità più corretta.
Interpellata sull’argomento, la mia collega dottoressa Claudia Banfi – nutrizionista presso Clinica Eugin – ha commentato: “Convincere una donna sottopeso che la sua forma fisica, spesso considerata ideale, possa essere la causa della sua infertilità non è sempre facile. Informare una donna obesa che il calo ponderale è determinante per il recupero della sua fertilità può risultare demotivante e, nella peggiore delle ipotesi, può indurla a vivere la propria condizione fisica con un senso di colpa.”
“In entrambi i casi, un adeguato counseling – nutrizionale e psicologico – può aiutare ad affrontare il disagio. In caso di sottopeso, è fondamentale svincolarsi da comportamenti ossessivo-compulsivi verso il cibo, che dovrà tornare ad essere visto per quello che è, ovvero nutrimento. In caso di sovrappeso, bisognerà ricercare un dimagrimento graduale e costante, che non ponga l’organismo in una condizione di squilibrio o stress eccessivo. Alcune evidenze dimostrano infatti che un calo ponderale pari al 5% del proprio peso corporeo possa già indurre un netto miglioramento della fertilità.”
Vediamo ora, a seguire, quali sono le principali problematiche connesse a condizioni di sovrappeso e sottopeso che possono avere conseguenze sulla fertilità femminile.
Sommario
- 1 Cicli mestruali irregolari e anovulatori
- 2 Qualità inferiore di ovociti ed embrioni e difficoltà nel loro sviluppo
- 3 Mancato impianto embrionale e maggiore suscettibilità agli aborti spontanei
- 4 Complicazioni in corso di gravidanza
- 5 Minore probabilità di successo dei trattamenti di fecondazione assistita
- 6 Le conseguenze negative del sottopeso sulla fertilità femminile
Cicli mestruali irregolari e anovulatori
Importanti alterazioni del peso corporeo come sovrappeso e sottopeso sono frequentemente connesse a mestruazioni irregolari e a cicli anovulatori. Tali condizioni sono causate dai meccanismi neuroendocrini che interferiscono con le funziono ovariche, capaci di influenzare il tasso di ovulazione e la ricettività dell’endometrio.
Statisticamente, una donna obesa ha un rischio di anovulazione quattro volte maggiore rispetto a una donna normopeso, e tale rischio si aggrava ulteriormente in casi di insorgenza precoce dell’obesità. Questa condizione si associa spesso, peraltro, anche a problemi di insulinoresistenza, a loro volta interconnessi a una condizione come l’ovaio policistico, che colpisce dal 40% al 50% delle donne obese.
L’ovaio policistico incrementa il rischio di insorgenza del diabete gestazionale o di tipo II, che può permanere anche dopo la gravidanza.
Qualità inferiore di ovociti ed embrioni e difficoltà nel loro sviluppo
In caso di obesità, gli ovociti delle donna possono presentare più anomalie e il liquido follicolare contiene un incrementato livello dei marker biochimici dell’infiammazione.
Dal momento che l’eccesso di peso è associato a un’infiammazione cronica silente di basso grado, tutti i meccanismi coinvolti nella maturazione degli ovociti saranno deregolati. Contestualmente, le donne sovrappeso sono soggette anche a uno sviluppo embrionale più lento.
Mancato impianto embrionale e maggiore suscettibilità agli aborti spontanei
Nelle donne obese o sovrappeso, l’alterazione dell’espressione genetica dei recettori dell’endometrio durante il periodo dell’impianto, ossia durante la fase di “dialogo diretto” tra embrione e utero, può condizionare i segnali che consentirebbero questa comunicazione.
In termini pratici, ciò si tradurrà in una minore probabilità di ottenere la gravidanza e in un maggiore rischio di aborto spontaneo durante il primo trimestre.
Complicazioni in corso di gravidanza
Condizioni come l’obesità e il sovrappeso sono associate a tassi di gravidanza più ridotti e nel già citato incremento della possibilità di aborto spontaneo.
Oltre a ciò, si potranno verificare esiti avversi in corso di gravidanza, come ipertensione, diabete gestazionale, preeclampsia e parto prematuro.
Minore probabilità di successo dei trattamenti di fecondazione assistita
Nell’ambito dei trattamenti di PMA, il dosaggio dei farmaci necessari alla stimolazione ormonale di una donna sovrappeso od obesa sarò più elevato rispetto a quello destinato a una paziente normopeso. Tale strategia è finalizzata a ottenere, da parte della paziente, una risposta adeguata alla terapia.
Tuttavia, a fronte di dosaggi più elevati sono inevitabili anche maggiori effetti collaterali ai farmaci e tempi più prolungati per il trattamento. Nonostante ciò, il numero e la qualità degli ovociti recuperati risultano comunque inferiori rispetto a quelli delle donne normopeso perché gli ovociti vengono danneggiati dallo stress ossidativo: sono quindi geneticamente più fragili, e producono embrioni con maggiori difficoltà a impiantarsi in utero.
Infine, non va dimenticato l’incremento del rischio di complicanze durante il trattamento di procreazione assistita, con problematiche quali difficoltà durante il pick-up ovocitario e sanguinamenti anomali.
Le conseguenze negative del sottopeso sulla fertilità femminile
Anche le donne sottopeso presentano maggiori problematiche di fertilità rispetto alle donne normopeso. Nelle pazienti sottopeso è stato infatti registrato un tasso più elevato di aborti spontanei, che potrebbero essere causati dai bassi livelli circolanti di leptina – un ormone proteico che può condizionare l’impianto ormonale.
Un’altra problematica che potrà presentarsi è l’anovulazione e, in molti casi, l’amenorrea ipotalamica. Quest’ultima è una condizione dovuta a un’alterazione della regolazione centrale del ciclo mestruale e ha in genere cause psicogene, quali ad esempio un’eccessiva attività sportiva oppure una restrizione calorica cronica.
Le donne forzatamente sottopeso – per esempio a seguito di anni di diete particolarmente restrittive – presentano inoltre una qualità ovarica più ridotta rispetto alle norme sottopeso, e sono maggiormente a rischio di menopausa precoce.