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Per i genitori che hanno concepito il loro bebè grazie alla donazione di ovociti o spermatozoi, ossia con un trattamento di PMA eterologa, il momento di decidere se e come raccontare questa parte delle loro origini ai propri figli può generare molti dubbi. La buona notizia è che oggi esistono risorse e raccomandazioni per affrontare questa scelta con maggiore consapevolezza e serenità.
Molti genitori si trovano davanti a una domanda cruciale: come raccontiamo a nostro figlio come è stato concepito? La legislazione non impone di rivelare l’uso di donatori, lasciando alle famiglie la libertà di decidere se e quando farlo. Coloro che scelgono di condividere questa informazione possono quindi procedere nel momento e nel modo che ritengono più adatti, senza alcuna restrizione.
Rivelare o no? L’importanza della serenità
Gli studi sui potenziali effetti psicologici di questa rivelazione indicano che non esiste una risposta univoca: il benessere del bambino può essere tutelato sia che questi conosca le proprie origini, sia mantenendo tale informazione riservata. Ciò che è importante è che i genitori facciano una scelta che li faccia sentire a proprio agio e che sia in linea con i loro valori familiari.
Se si decide di non rivelare l’origine del concepimento, è tuttavia raccomandato che la decisione venga condivisa anche con il resto della famiglia e con amici intimi, per evitare che il bambino venga a conoscenza delle sue origini in modo inaspettato e potenzialmente doloroso.
Qual è il momento giusto per dire a un figlio che è nato con un trattamento di PMA?
Per chi opta invece di raccontare al proprio figlio della donazione di ovociti o seme, gli esperti suggeriscono che potrebbero esserci momenti migliori di altri per affrontare questo tema.
Molti raccomandano di iniziare tra i 3 e i 5 anni, oppure successivamente, intorno ai 10-12 anni, ma non oltre. È fondamentale spiegare il tutto in maniera semplice e naturale, adeguando il discorso alla maturità del bambino, così da rendere il momento il meno imbarazzante e complesso possibile.
Sebbene parlare di genetica con i più piccoli possa sembrare una sfida, ci sono oggi strumenti che possono rendere questo compito più facile. Esistono, ad esempio, libri e racconti adatti a diverse fasce d’età che aiutano i bambini a comprendere concetti come la donazione di ovociti o seme. In caso di necessità, è comunque sempre possibile rivolgersi a uno psicologo infantile per ottenere un supporto su misura.
Il supporto di Eugin ai genitori
Eugin mette a disposizione specialisti di lunga esperienza, competenze e risorse per aiutare i genitori ad affrontare questo delicato momento.
Tra gli strumenti disponibili c’è anche un e-book, disponibile in diverse lingue, che spiega in modo semplice e adatto ai bambini i vari modi in cui possono essere stati concepiti. In tal modo, viene facilitato il dialogo con i più piccoli, rendendo il racconto delle loro origini più naturale e accessibile.
Con questa iniziativa, il team di Eugin riconferma il suo impegno a prendersi cura non solo del percorso di PMA delle sue pazienti, ma anche del benessere emotivo delle famiglie che si affidano alla sua esperienza.